A pagare sono soprattutto le donne Di Ugo Morelli. Hic et Nunc Non si tratta di evidenziare la rilevanza del codice materno per l’esercizio e l’efficacia della leadership per proporlo come alternativo a quello paterno, ma per sottolineare il paradosso della sua efficacia e della sua prevalente esclusione dall’esperienza e dalle prassi sociali, istituzionali e organizzative. Quell’esclusione si conferma, purtroppo, anche in un’epoca in cui il codice materno e le capacità femminili risultano cruciali o, come scrive Chiara Volpato, in Psicosociologia del maschilismo, costituiscono un “soggetto capitale”. “Capitale perché con la guerra, la distruzione dell’ambiente, l’incapacità di pensare l’uguaglianza di opportunità, costituisce uno dei segni dell’arretratezza umana, di quella cecità che rende breve il nostro futuro e ridimensiona le speranze di una vita dignitosa per le generazioni che verranno”. Il codice materno e il codice paterno insieme compongono la possibilità di un esercizio armonico del potere e della leadership basato su una varietà che sembra inquietare, ma il primo è tendenzialmente e sostanzialmente negato. D’altra parte ognuno dei due codici è ineluttabilmente vincolato all’altro, che lo riconosca o meno. Il misconoscimento storico e attuale del codice materno, soprattutto per quanto riguarda l’esercizio del potere, si traduce in una negazione del fatto elementare che: “Essere è essere il valore di una variabile vincolata”, per dirla con Quine. Ogni presenza, cioè, è relativa alle relazioni in cui è situata e al linguaggio che adotta. Markus Gabriel interpreta la questione sostenendo che: “Esistere è apparire in un campo di senso”. È sempre Judith Butler a suggerire che proprio nel dissolverci negli altri sta, forse, il senso dell’andare avanti, del guidare e dell’essere guidati: in quella vita e in quella libertà impossibili, estetiche e poetiche che è la forma di un’interpellazione. |