Dal paesaggio ideale al paesaggio relazionale
Di Ugo Morelli.
Hic et Nunc
Seguendo le orme di una delle più originali pensatrici del nostro tempo, Donna Haraway, possiamo renderci conto di come sia cambiato il modo di intendere il paesaggio. Da luogo ideale e idealizzato il paesaggio è diventato la chiave della comprensione e delle prassi nel rapporto uomo-ambiente. Così come la nostra vita corporea si costituisce in una relazionalità complessa e ciò porta a una concezione storica, naturale ed evolutiva dell’umano, alla stessa maniera il paesaggio si configura come l’effetto dinamico delle scelte economiche, sociali e culturali che facciamo in un dato momento storico. Nella relazionalità tra noi e i fattori che contano per la nostra vivibilità prendono forma i paesaggi della nostra vita. E prendono forma comunque, indipendentemente dalla loro idealizzazione o dai loro connotati problematici. Senza il complesso sistema di relazioni necessarie per la nostra esistenza non potremmo scrivere la nostra storia. Di quelle relazioni e dei loro effetti concreti siamo responsabili. Abbiamo potuto separarci da quella responsabilità collocando da un lato i paesaggi mentali, intesi come decori, come sfondi esteriori e ideali, oggetti di rappresentazioni anche importanti sul piano artistico, e dall’altro le azioni economiche, urbanistiche e strutturali concepite e realizzate secondo criteri meramente quantitativi, a partire da una presunzione di risorse illimitate. Né il suolo, né l’aria, né l’acqua, né lo spazio e la sua organizzazione sono risorse illimitate. Non lo sono mai state, ma il loro utilizzo non aveva raggiunto fino ad ora la soglia oltre la quale, un ulteriore abuso distruggerebbe le risorse stesse, rendendo perciò impossibile un successivo uso. Si tratta di un cambiamento radicale che esige scelte del tutto inedite e un passaggio da una democrazia che amministra le risorse secondo criteri formali e astratti, a una democrazia percepibile. Una democrazia, cioè, fondata sulla partecipazione responsabile i cui effetti siano concretamente tradotti in azioni armoniche con le dinamiche evolutive delle risorse governate. Ciò non potrà avvenire senza rispettare almeno tre condizioni indispensabili: riconoscere la vulnerabilità delle risorse naturali; ricollocare la nostra presenza umana tra quelle risorse e non sopra di esse; cercare di evolvere da una posizione aggressiva e di dominio a una posizione armonica nelle scelte sociali, economiche e urbanistiche. Il Trentino si sta misurando con questo cambiamento necessario e l’impegno e le difficoltà vanno di pari passo. Il quattro luglio, alla Comunità di valle delle Giudicarie si svolgerà un confronto e un dialogo su Paesaggio e sviluppo, in cui i processi partecipativi e di autogoverno delle comunità locali saranno chiamati a esprimersi per cercare vie originali di valorizzazione delle proprie risorse. Un modo per cercare di realizzare quella democrazia percepibile che dagli ideali astratti porti a scelte concrete da tradurre in azioni di vivibilità, presente e futura, effettivamente praticabili.
|