Per una nuova sintesi natura-uomo
Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

Dove siamo ora? “where are we now?”, si chiede David Bowie in una bellissima canzone del suo ultimo disco The Next Day, in cui si interroga sul presente e sul futuro. Da par suo, il Duca, canta la nostra condizione contemporanea e aggiunge: “finchè c’è il sole, finchè c’è la pioggia”, eccetera. Il richiamo ai paesaggi della nostra vita e alla nostra situazione attuale ci induce a domandarci come stiamo vivendo il presente. Se stiamo concorrendo a trovare la via per limitare il dominio umano sull’ecosistema di cui siamo parte, o viviamo anche gli sforzi che a livello di governo locale si stanno facendo come un fastidio, un ostacolo alla nostra finta libertà di agire come ci pare. Il problema del modello di sviluppo non può essere lasciato a posizioni ideologiche ed estreme, che mentre appagano le nostre ansie con botte emotive, lasciano le cose come stanno. E le cose, si sa, non restano come stanno, ma cambiano sotto i nostri occhi, e non in meglio. Una posizione ideologica è quella che continua ad affermare l’attuale modello di sviluppo come l’unico possibile, e smentisce ogni dubbio, fino a negare dati ed evidenze. La crisi non aiuta e spinge in quella direzione. Con rigore teorico e prove empiriche, possiamo oggi fare a pezzi la tesi dell’uomo solo economico e razionale e del mercato capace di auto-regolarsi. Esistono, e sono formulati da premi Nobel, indicatori di un modello di sviluppo appropriato ed equilibrato; non prenderne atto è dannoso. Non è perciò il caso di scegliere solo le informazioni che confermano le proprie idee preconcette. Sono gli stessi modelli disciplinari a richiedere un atto di responsabilità, riconoscendone i limiti e i fallimenti. L’altra posizione altrettanto estrema è quella che non valorizza quanto effettivamente si è già fatto e si sta facendo per il territorio, l’ambiente, il paesaggio e un nuovo modello di sviluppo, pur con la gradualità necessaria. L’assunzione di responsabilità; il cambiamento di idee e comportamenti; l’affermazione di politiche innovative, richiedono tempo e negoziazione; pazienza e impegno attivo, individuale e collettivo. L’ideologia strillata finisce così per appagare sul momento e far sentire a posto chi la propugna, ma non pare sapersi misurare con la complessità e la vera portata dei problemi. È l’antitesi natura-esseri umani, il problema di fondo. Considerarci fuori dalla natura è sbagliato e pericoloso. Non si può leggere l’evoluzione dei paesaggi della nostra vita, intesi come sintesi tra aria, acqua, suolo, risorse, tecnologie, insediamenti umani, artefatti, se non in termini di stretta integrazione tra “natura” e “cultura”. Non serve perciò sentirsi né superiori, né colpevoli, ma responsabili. Possono molto: l’educazione di noi tutti, l’azione responsabile di ognuno, e le scelte collettive a livello di governo della nostra realtà. Alla base è necessaria una seria rivisitazione degli impianti disciplinari con cui abbiamo letto la realtà, per promuovere lo sviluppo di una prospettiva interdisciplinare e la determinazione ad andare verso una nuova sintesi natura-uomo.