Pensare lento per non sbagliare
Di Ugo Morelli.
Hic et Nunc
Pensare lento per non sbagliare a scegliere potrebbe essere il monito, mutuato dal premio Nobel Daniel Kahneman, insignito anche della laurea ad honorem dall’Università di Trento. la nostra mente è decisamente economica, non nel senso che siamo tutti risparmiatori, ma perché tendiamo a scegliere la via più semplice e apparentemente più comoda quando dobbiamo scegliere. Tendiamo, cioè, a pensare veloce tutte le volte che possiamo. Sia chiaro, nel pensare veloce seguendo quello che chiamo istinto e le emozioni del momento non è sempre un problema. Spesso può essere utile. Problemi seri nascono quando scegliamo in fretta e col pensiero veloce laddove ci vorrebbe un’attenta riflessione e il pensiero lento. Non è finita. Tendiamo tanto più a usare il pensiero veloce quanto meno conosciamo il problema e quanto più urgente è scegliere. Se poi siamo martellati da proposte di soluzioni rapide e non costose, anzi vantaggiose per noi, allora le nostre aspettative esplodono e annebbiano la riflessione. Il gioco d’azzardo o i giochi con le slot-machine sono un esempio evidente: se uno vince dei soldi attrae l’attenzione di molti e fa venire voglia di giocare, portando a dimenticare in un attimo di chiedersi quanti sono quelli che hanno giocato e hanno perso, che spesso sono novecentonovantanove su mille. Tutti parlano di chi ha vinto e nessuno di tutti quelli che hanno perso. Se applichiamo questo ragionamento alla politica e alla comunicazione mediatica con cui si esprimono le promesse elettorali, non è difficile vedere all’opera lo stesso meccanismo. L’impegno massimo è posto a inventare la pubblica opinione con messaggi molto semplificati e più i messaggi sono semplici più rischiano di essere convincenti, se non ci attrezziamo a usare il pensiero lento. È bene sapere che negli stati in cui la libertà dei cittadini e il libero pensiero non sono, diciamo così, al primo posto, come accade ad esempio a Pechino, un residente su cinque è pagato dalle autorità per controllare e reinventare la pubblica opinione. In quel paese, sul web, vi è una popolazione di circa due milioni di esperti incaricata di diffondere “energia positiva online” a favore del governo. Nel nostro paese e nei nostri territori, dove certamente abbiamo cura per la democrazia, non mancano imbonitori e incantatori con promesse di soluzioni facili e apparentemente vantaggiose per noi. La manipolazione dell’opinione pubblica è sempre stata un limite per la democrazia. Oggi è uno dei suoi principali fattori di crisi. Non possiamo pensare di affrontare il problema solo con le leggi e dall’alto. Dobbiamo pensare seriamente a forme di autorganizzazione per aumentare la nostra capacità di riflettere e valutare le promesse, le offerte e il valore effettivo delle proposte. Nel farlo è bene sapere che gli ostacoli principali non sono solo fuori di noi, nel modo in cui le promesse sono fatte e nel loro contenuto. Gli ostacoli sono anche dentro noi stessi, nel nostro modo di seguire più facilmente una soluzione, quanto più semplice ci viene presentata. La bacchetta magica non esiste e il pensiero lento può smascherare gli inganni che essa contiene. Conviene pensare lento e riflettere oggi per non piangere domani.
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