Una scuola che insegue
Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

Ma è possibile che la scuola, da maestra di vita e di conoscenza, si riduca sempre a inseguire gli specchi per le allodole? Si ha l’impressione che vi sia all’opera una specie di tenaglia: da un lato il progressivo disinvestimento nel valore dell’educazione e della formazione; dall’altro la costante ubriacatura che porta a consegnarsi alla tecnologia come soluzione per gli apprendimenti del presente e del futuro. Viene da chiedersi se non siamo rimasti ai primi tempi dell’avvento dei computer, quando si diceva: basta che schiacci un bottone e tutto è risolto. Il modo in cui ci si consegna alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione è solo un indicatore della crisi di conoscenza e di metodo in cui versano l’educazione e la formazione. A scanso di equivoci e per non essere scambiato per un conservatore fuori tempo massimo, voglio chiarire che ritengo si sia in ritardo rispetto al buon uso diffuso delle tecnologie nell’educazione e nella formazione. Così come siamo in ritardo rispetto al buon uso della televisione con i bambini, con gli adolescenti e i giovani e con noi stessi, subendone passivamente la pessima programmazione e i modi di fruirne. La questione è un’altra: di cosa parliamo quando parliamo di apprendimento e di educazione, di conoscenza e di formazione? E in quale tempo ne stiamo parlando? Parlando di menti che apprendono noi stiamo parlando di menti-relazionali-incarnate e situate in un contesto. È nelle relazioni affettive e cognitivamente rilevanti che si crea la mente stessa e in quelle relazioni apprende ed evolve. Nel contesto attuale le informazioni hanno un problema fondamentale come ognuno di noi può constatare: sono eccessive e ridondanti. Ci stonano come campane se non abbiamo i criteri e i codici per selezionarle e capirle. Diveniamo “analfabeti di secondo tipo” se non le sappiamo filtrare e valutare. Un analfabetismo molto pericoloso. Mentre l’analfabeta che non sa leggere e scrivere, infatti, sa di non saperlo fare, un mio studente esperto navigatore senza mappa affettiva e cognitiva, senza un metalivello conoscitivo per distinguere e selezionare, si sente un possessore di verità e come tale si beve quello che trova di più accessibile in rete. Ciò che è più accessibile non è affatto detto che sia valido e può essere del tutto falso o fuorviante. Il contributo di Alberto Tomasi sul Corriere del Trentino ha tracciato, in proposito, considerazioni importanti. Studi internazionali di grande rilevanza scientifica mostrano i guasti incalcolabili dell’efficientismo tecnologico fine a se stesso nel rapporto tra tecnologie e apprendimento. Sono il dialogo e la ricerca del significato che creano l’humus in cui ogni apprendimento emerge e ogni conoscenza si crea e si struttura. Che ogni tecnologia, dallo stilo alla penna, dalla macchina da scrivere alla stampa, fino alla televisione e al computer abbiano cambiato e cambino gli stili e i contenuti della conoscenza è un dato. Attenzione però a non subordinare la dimensione relazionale, affettiva e dialogica alle tecnologie. La scuola ha bisogno di divenire padrona di se stessa e di fare ricerca sull’apprendimento e sull’insegnamento per innovarsi nei contenuti e nei metodi, coevolvendo con la nostra società e anche con le tecnologie; non di trasformarsi in terreno di colonizzazione.