Arte e civiltà in Trentino
Giovanni Sollima e Monica Leskovar a Arte Sella

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc


Quando si dice l’arte, nelle sue molteplici espressioni. Nella cattedrale vegetale di Arte Sella, a fine agosto, hanno suonato Giovanni Sollima e Monica Leskovar, due grandi della musica contemporanea. Hanno celebrano la natura con la loro musica ed eseguito, tra l’altro, un brano che Sollima in apertura ha dichiarato di aver composto durante la mattinata trascorsa ad Arte Sella. Ha detto di averlo fatto preso dalla sindrome di Stendhal, che indica l’emozione incontenibile che ci suscita la bellezza. Nel caso dell’artista, la fonte della sindrome è la bellezza di Arte Sella, dove natura e gesto artistico dell’uomo si fondono e confondono. La gente ha ascoltato in un silenzio contemplativo. Si è preparata andando fino a Malga Costa e lo scenario ha conciliato la meditazione e la possibilità di alzare il livello del pensiero e del sentire. Ecco il Trentino nelle sue espressioni più elevate. Non è difficile connettere quanto qui avviene a quello che potrebbe essere un codice per agire in ogni campo, in questa terra che al dialogo con la natura e con il paesaggio deve la sua stessa identità e la sua distinzione, trascorsa e attuale. Ciò riguarda, naturalmente, non solo la cultura e il turismo e la loro rilevanza economica. Se siamo capaci di accorgerci della nostra condizione presente a livello di modello di sviluppo e di progetto di futuro, possiamo renderci conto che uno dei rapporti decisivi è quello tra la vivibilità dei luoghi e l’identità delle popolazioni che li vivono. Diviene evidente che in gioco c’è una scelta di civiltà. Se si pensa a come si possono mantenere i boschi; a come si possono costruire le città; a come si può valorizzare e tutelare il paesaggio; a come si possono fare scelte di produzione industriale; a come si può fare attività agricola. Ebbene, se di pensa a tutto questo, l’elevazione che l’arte consente, nel suo dialogo con la natura, è una via maestra di ispirazione. Perché l’arte è sostanza e non il margine secondario di quello che conta; perché i pensieri e le idee nascono da teste ben fatte in grado di riflettere e pensare, e tale capacità non viene dal nulla. Viene da un humus che non si può inventare per scelte ingegneristiche; non si può attivare alla bisogna; non si può determinare. Si possono creare le condizioni perché emerga in una comunità e prenda piede, divenendo civiltà diffusa. Quelle condizioni in buona misura le creano l’arte e la sensibilità che essa scatena. Il presente esige da noi una presa di coscienza della condizione in cui siamo e dei limiti dei modelli di sviluppo dominanti. Abbiamo bisogno di inventare il futuro e vie inedite per percorrerlo. La combinazione dell’arte con la natura ci indica una prospettiva difficilmente enfatizzabile. Della natura siamo parte (We are trees, Noi siamo alberi è stata l’opera principale eseguita da Sollima e Leskovar ad Arte Sella); in e con essa conviene cercare e creare le condizioni di una civiltà per il nostro tempo. L’attenzione e la cura dell’ascolto di momenti come quelli vissuti ad Arte Sella portano acqua alla genesi di una vivibilità che si distingue come civiltà del futuro.