Non è questione di acqua fresca
Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc
L’identità è quello che ognuno di noi sceglie di essere. Non quello che una qualche “radice” etnica determina, né tanto meno qualcosa che ha a che fare con la genetica. Le radici sono degli alberi e ci sono più differenze genetiche tra un nativo della val di Sole e uno della val di Fiemme che tra loro due e un sudafricano. Proprio perché la scegliamo, l’identità rientra nelle nostre scelte responsabili. Ebbene, in Trentino, la questione dell’acqua è una questione di economia dell’identità. Nell’attuale scarsità di acqua c’entrano di certo fattori atmosferici, norme e tecnologie di gestione. Anche se siamo in una realtà che in Italia meglio gestisce quel patrimonio. È tempo però di accorgersi che l’economia, l’insieme delle regole che ci diamo per gestire la nostra casa, cioè il nostro ambiente, le nostre risorse, il nostro paesaggio, non è fatta solo di prezzi e di scambio ma di valori, passioni e istituzioni. Ebbene, c’è una storia del valore e della cura dell’acqua, della sua tutela e della sua salvaguardia, nonché della sua gestione democratica, in Trentino. Quella cura valoriale e identitaria appartiene però soprattutto al passato, sia per quanto riguarda l’attenzione dedicata da parte delle popolazioni che per i comportamenti individuali. Le scelte individuali ci paiono decisive per affrontare il modo di porre il problema dell’acqua e di affrontarlo. Nonostante si sia affermata l’idea che l’interesse e gli incentivi siano l’unica cosa che conta nella vita, noi sappiamo per esperienza che le nostre scelte economiche dipendono in maniera decisiva dalla nostra identità. L’identità influenza le azioni e perfino il rapporto con la norma. Il valore dell’acqua, ad esempio, così come è stato riconosciuto e connesso all’identità delle popolazioni alpine nel tempo, è sotto gli occhi di tutti. Basti guardare gli artefatti e gli impianti tradizionali per rendersene conto. Quel valore era evidentemente caratterizzato da un criterio: la prevenzione. Sia per difendersi dai pericoli derivanti dall’acqua, sia per valorizzarne l’uso. C’era umanità nell’economia e questa era dovuta allo stretto rapporto tra identità scelta e azioni per la vita individuale e comunitaria. Qualcosa è saltato, come del resto negli altri campi in cui è evidente lo squilibrio che un certo modello di sviluppo ha introdotto nel rapporto tra uomo e ambiente, risorse, paesaggio. Siamo tornati al modo di agire per “prova ed errore”: prova a usare tutto anche oltre il limite e poi ti fermi e urli allo spreco di fronte all’errore. Questo non tanto e non solo nell’amministrazione pubblica dell’acqua dove pure c’è da intervenire, ma soprattutto nei comportamenti individuali e nelle scelte delle categorie economiche. Tanto per intenderci con qualche esempio, continuiamo a lavare le automobili con l’acqua potabile e spariamo acqua per far neve senza alcuna riflessione sulle conseguenze. Quanti di noi, inoltre, si occupano di risparmiare acqua nell’uso domestico, dalla casa al giardino? Esiste una storia identitaria nel rapporto tra i trentini e l’acqua e questo è il momento di interpretarla al presente, cambiando idee e comportamenti a proposito dell’acqua.
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