Verità

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc

L’antipolitica si basa su una sistematica alterazione della verità per scopi di consenso immediato, sfruttando i disagi delle persone, e rischia di diffondersi nella nostra società. Non propone progetti di futuro e soluzioni attendibili per il presente, ma solo sta in agguato e parassita le difficoltà, stimolando le peggiori e più viscerali propensioni. Certo, verità è una parola difficile. Forse una delle più difficili. Eppure la verità la cerchiamo in continuazione e ne attendiamo la presenza e gli effetti nella nostra vita. A saperla cercare e attendere, verrà. Come accade all’improvviso di fronte alla notizia della morte di un libraio senza tempo che è morto in questi giorni a novantotto anni a Parigi. George Whitman, titolare della piccola, leggendaria, libreria Shakespeare and Company. Il nome della libreria è lo stesso di una casa editrice e libreria gestita fino al 1941 dalla compagna di Whitman; nel 1922 quella libreria editrice aveva pubblicato l’Ulisse di James Joyce e nel 1941 fu chiusa perché si rifiutò di vendere ai nazisti l’ultima copia disponibile di un altro libro di Joyce, Finnegans Wake. Ecco la verità che si presenta, improvvisa e si staglia sullo sfondo. Non è data prima. È attesa e mentre si manifesta ci pone di fronte alla possibilità e alla necessità di fare quello che va fatto. Negli ultimi anni non abbiamo mai avuto bisogno come ora di cercare la verità nelle scelte e nelle azioni della nostra vita. Prima avevamo creduto di non averne più bisogno, della verità. In parte era vero. Quella verità definita prima, da altri e una volta per tutte, che esigeva fede e obbedienza, anche contro ogni evidenza di segno diverso o contrario, andava messa in discussione. Ritenere la verità un dato oggettivo e immodificabile è stato un modo di vivere a lungo praticato, magari molto rassicurante ma altrettanto costoso; comunque non corrispondente alla naturale evoluzione delle cose. La vita, infatti, è cambiamento continuo e noi possiamo solo, almeno in parte, scegliere come vivere quel cambiamento. È però decisivo, in questo nostro tempo, rendersi conte del fatto che la messa in discussione delle verità assolute, date una volta per tutte, ha comportato eccessi che hanno indotto a pensare che “tutto è vero – tutto è falso” e che le regole e il dovere non sono fondamentali e decisivi per la nostra vita individuale e sociale. C’è un’autorità nelle regole e una civiltà nel dovere, che fondano ogni fiducia reciproca e ogni responsabilità individuale, sociale e civile. Il predominio dell’antipolitica, che cerca e, purtroppo, spesso trova consenso, non è mosso da un senso della verità che sia all’altezza delle questioni aperte e delle scelte necessarie nel tempo in cui viviamo. Il paese, la sua democrazia e i nostri sistemi di governo locale della cosa pubblica e della convivenza civile sono stati creati con uno spirito che è ben detto da un’affermazione di Giovanni Falcone: “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana.”