Oltre il silenzio
Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc
Cosa possono fare una società e le istituzioni locali per incidere sulle scelte nazionali e internazionali che ci riguardano tutti? Molto. Basta informarsi bene e prendere posizione. Un caso di particolare rilevanza è quello degli aerei militari da combattimento F35 che lo Stato italiano si appresta ad acquistare. Si tratta di una decisione che può essere rivista, anche in considerazione della mozione presentata nel 2009 ed approvata a larga maggioranza dal Consiglio Regionale del Trentino Alto Adige - Sud Tirolo.
In tempi difficili si possono e, forse, si devono ripensare le scelte. Soprattutto è urgente partecipare direttamente e con responsabilità non accettando il silenzio o la disinformazione passivamente. I luoghi dove più importante è l’espressione delle proprie posizioni e dei propri punti di vista sono i sistemi locali: è più possibile parlarsi in modo ravvicinato e confrontarsi direttamente sulle questioni critiche che ci riguardano tutti. Il progetto di oltre quindici miliardi di euro per i centotrentuno cacciabombardieri F35, aerei di attacco che costano circa centocinquanta milioni di euro ciascuno, sta diventando argomento di confronto e di analisi critica, con prese di posizione provenienti da molteplici e diverse componenti della società italiana, dalla Chiesa con Pax Christi, ai partiti politici. La prima cosa che sembra necessaria è la sollecitazione e la realizzazione di un approfondito e documentato dibattito in parlamento. L’ispirazione di quel dibattito non può non tener conto della situazione economica e sociale in cui il paese e le società locali si trovano. F-35 LT II è il nome di un progetto di aereo di attacco attualmente in fase di sviluppo e non operativo, programmato dalla Lokheed-Martin in partnership anche con Alenia Spazio del gruppo Finmeccanica. Non ci sono vincoli di acquisto della Nato ma solo accordi bilaterali tra singoli stati. L’Italia partecipa al progetto in maniera marginale, per circa l’uno per cento e le ricadute tecnologiche e occupazionali sono altrettanto marginali nell’area novarese interessata. Si parlava all’inizio di quindicimila posti di lavoro che si sono ridotti ad una stima di duemila con elevata specializzazione e scarso impatto locale. Altri paesi stanno uscendo dal progetto e non ci sono penali da pagare per uscire, come in un primo momento era stato dichiarato. L’Italia è già inserita nel progetto europeo Eurofighter (EF 2000), per l’integrazione strategica delle Forze Armate Europee e ciò fa apparire politicamente, strategicamente e finanziariamente non confacente l’acquisto degli F35, vista l’oggettiva concorrenzialità con il progetto europeo. È bene sapere che i costi dell’ acquisto sarebbero pari a quattro finanziarie della Provincia Autonoma di Trento. In questa fase storica perciò, non solo sembra opportuno indirizzare le strutture di avanguardia previste e attualmente in costruzione, per la creazione di un polo di eccellenza in campo aeronautico civile, nell’area novarese interessata, ma cogliere l’occasione per riflettere su una effettiva riconversione del modello di sviluppo nazionale e locale e sulla ricerca di inedite condizioni di convivenza pacifica tra i popoli.
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