Paesaggio, poesia e narrazione
Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc
Qui, vicino a noi, a Pieve di Soligo, nell’alto Veneto, se n’è andato Andrea Zanzotto, uno dei più grandi poeti del Novecento, capace di parlare come pochi a noi che viviamo nel terzo millennio. In maniera lirica e fulminante ha detto a noi che “viviamo in tempi che strapiombano”. Zanzotto ha parlato, tra l’altro, della nostra condizione “nel paesaggio” e nei paesaggi della nostra vita. La sua poetica ci mette di fronte alla condizione che, in modi diversi, riguarda la connessione tra i luoghi della vita e il mondo in cui viviamo. In Trentino si sta facendo uno sforzo non piccolo per creare una cultura del paesaggio e della vivibilità. Dotandosi del nuovo Piano urbanistico provinciale, la Provincia Autonoma di Trento ha posto al centro del governo del territorio il paesaggio. Non si può pensare, però, che una legge, pur determinata e moderna nei suoi intenti, basti a generare cultura e innovazione nel campo degli stili di vita, dei comportamenti appropriati e delle scelte, per cercare e trovare un’armonia tra presenza umana, modello di sviluppo economico, paesaggio e ambiente. Le constatazioni che si stanno facendo mentre si lavora all’applicazione della legge consentono di verificare che lo scarto tra la cultura esistente e quella auspicabile e richiesta per scegliere la via della vivibilità appropriata al nostro tempo, nei nostri luoghi, è molto elevato. Da un lato si assiste a una esasperata posizione conservativa, basata su presupposti ideologici; dall’altro il paesaggio è vissuto come mezzo per ottenere risultati economico-commerciali in tempi brevi. È necessario sviluppare allo stesso tempo una cultura dei tecnici e dei professionisti riguardo al paesaggio e al suo valore come spazio di vita e di economie compatibili. Certo è che la distanza da colmare è elevata. Ritagliare pezzi di territorio per farvi delle isole di senso non sembra la via giusta, perché separa la bellezza e la vivibilità dal resto, laddove si tratta di integrare queste ultime in ogni ambiente. Si tratta perciò di promuovere una visione e una prassi del paesaggio come progetto, frutto di scelte responsabili. Solo da quest’ultima può dipendere, e in una certa percentuale dipende, un modo di vivere il paesaggio come spazio di vita preferibile, sia per i residenti che per chi ne fruisce, visitandolo. È proprio a questo proposito che emerge la grande rilevanza della narrazione dei poeti e degli scrittori. Il contenuto del simbolico e dell’immaginario derivano in buona misura dai modi in cui l’arte della narrazione descrive i luoghi. Sembrerebbe un fatto secondario e non lo è. Non dobbiamo dimenticare che è stata la poesia di Petrarca a fare del paesaggio un tema cruciale dell’umanesimo, che è a tutt’oggi la nostra àncora di salvezza possibile. Giornalisti e scrittori, poeti e registi sono decisivi per il modo in cui descrivono e narrano l’ambiente, il paesaggio e la loro centralità, se è vero, come pare evidente, che il paesaggio è per i luoghi ciò che la parola diventa quando entra in una storia.
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