La vivibilità tra memoria e futuro
Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc
Ora che l’Osservatorio del paesaggio del Trentino prende il via si crea un’ulteriore opportunità di sviluppare una cultura della vivibilità appropriata al presente. L’intento dell’Assessorato all’Urbanistica della Provincia Autonoma di Trento è proprio quello di dotare la comunità trentina di un nodo di rete capace di connettere i patrimoni di memoria disponibili con il governo del territorio e del paesaggio. La vivibilità, infatti, si situa proprio al punto d’incontro tra memoria e futuro e non può esistere senza la prima e senza un’idea del secondo. Certo, si tratta di una questione del tutto nuova, che tocca a noi scoprire e affrontare. Chi di noi ha più di cinquant’anni, ma anche meno, è nato e cresciuto senza chiedersi che aria si respira oggi o se si può bere l’acqua della fontana o del rubinetto di casa; se è commestibile o quanto è avvelenato un frutto, o quanti estrogeni ci sono in un pezzo di carne. Sono cambiate le condizioni di vita e dobbiamo apprendere nuovi criteri di scelta e modelli di comportamento. Siamo di fronte a una svolta che sarà proficua e efficace per noi solo se alle decisioni di governo corrisponderà una responsabilità diffusa, una nuova sensibilità di tutti i cittadini, dei professionisti e degli amministratori. È importante smettere di fare per fare e disporsi a pensare il fare. Il poeta inglese John Keats, recentemente celebrato da un film come Bright Stars, ha chiamato “capacità negativa” quella che noi esseri umani mostriamo di avere quando siamo capaci di sostare e riflettere nelle situazioni di incertezza. Quando prima di agire frettolosamente, presi dall’ansia e dall’urgenza, tratteniamo l’azione per scegliere meglio. Quella capacità non è “negativa” nel senso che produce effetti indesiderati. Anzi, è vero il contrario. È “negativa” perché ci rende più capaci di scegliere con ponderazione e sulla base di analisi e conoscenze appropriate, sulla base di un più attento esame di realtà. L’Osservatorio del paesaggio ha tra i suoi compiti la realizzazione di un archivio, accessibile a tutti, della memoria dei luoghi e dell’azione delle donne e degli uomini in quei luoghi; la creazione di un catalogo del paesaggio trentino; la ricerca sui modi di intendere e vivere il paesaggio; la custodia delle mappe della trasformazione, che viene operata nel tempo, dalla presenza umana. Come si può comprendere, il paesaggio così inteso è il patrimonio principale di una popolazione in quanto rappresenta il suo spazio di vita e la condizione della vivibilità delle generazioni nel tempo. La memoria da sola, però, non basta. Oggi siamo chiamati a ri-figurare il senso e i modi della nostra presenza, uscendo dalla trappola del pensiero che contrappone tutela ad oltranza da un lato e uso indiscriminato dall’altro. È la pratica responsabile che sceglie come e dove innovare senza ingessare, e come rendere preferibile i luoghi, soprattutto per le giovani generazioni, senza abusi, la via che ci attende e che metterà alla prova la nostra capacità di creare una nuova civiltà della vita nei nostri territori.
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