Educazione e libertà

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc

Il codice civile fascista imponeva le scelte dello Stato nell’educazione dei figli. Un impegno dell’assemblea costituente fu superare quell’aberrazione verso la libertà dell’educazione e dell’insegnamento. Ogni modo di intendere l’esercizio del potere contrario alla democrazia e alla libertà, anche se utilizza parole come la libertà per definirsi, si basa principalmente sul controllo e la manipolazione dei simboli. Quel modo teme particolarmente la cultura come fonte di pensiero libero e utilizza tutti i mezzi per decidere quali debbano essere i simboli e le idee cui le persone fanno riferimento, le informazioni che le raggiungono e i contenuti dell’educazione che viene impartita ai bambini e ai ragazzi. Il problema dell’utilizzo dei simboli, dell’informazione e dell’educazione per scopi di controllo e manipolazione si è moltiplicato in modo esponenziale e imprevedibile con la rivoluzione informativa contemporanea. Si pone oggi una grande esigenza di ridefinire le regole e i processi per sostenere il pluralismo e la varietà delle fonti e dei contenuti dell’informazione, della conoscenza e dell’educazione. Mentre si deve agire a livello di responsabilità civile da parte di ognuno e di chi governa per favorire e sostenere l’aumento delle possibilità di ampliare e differenziare le conoscenze e i processi educativi, i sistemi educativi sono oggi impegnati ad affrontare una crisi particolarmente profonda derivante dalle trasformazioni dei contenuti e dei metodi per l’educazione e lo sviluppo della conoscenza e del sapere. Imparare significa modificarsi e cambiare il mondo che ci circonda. Oggi, alla luce delle scoperte scientifiche dell’ultimo quarto di secolo circa, noi vediamo cambiare sotto i nostri occhi il significato stesso di essere umani. In particolare siamo in grado di verificare il superamento dei dualismi mente – corpo; mente – mondo; natura – cultura. L’individuazione e il riconoscimento di sé avvengono nelle relazioni e la nostra mente è incarnata (embodied), relazionale (embedded), estesa al mondo (extended). Ogni conoscenza modifica la nostra corteccia cerebrale. L’ambiente in cui viviamo non è lo scenario esterno dato e fisso in cui noi agiamo imperturbati, ma è l’esito costante di un processo di enactment (di attivazione ed emanazione della nostra presenza e della nostra relazione con quell’ambiente). Di quell’ambiente noi siamo quindi parte e non siamo sopra le parti che lo compongono, come i miti e le narrazioni con cui siamo giunti fino a qui hanno presunto. La vivibilità oggi deve essere costruita da noi stessi con la natura e non contro di essa, come nella tradizione; né sopra di essa. Si tratta di un cambiamento particolarmente difficile a cui l’educazione può dare un contributo decisivo, a patto che si disponga in primo luogo a innovare e cambiare se stessa, i propri metodi e i propri contenuti. Ciò è possibile, in particolare a partire da una ridefinizione della teoria della mente che apprende. È possibile, cioè, oggi, disporre delle basi scientifiche per ri-figurare l’azione educativa: da un’azione educativa basata sull’insegnamento ad un’azione educativa basata sull’apprendimento. È la neuroplasticità relazionale il fattore principale del cambiamento di paradigma nel rapporto tra mente relazionale umana e apprendimento, unitamente al ruolo dell’arte e dell’estetica nell’esperienza umana. Sembra di particolare importanza che il nostro sistema educativo si concentri su queste esigenze epocali. Mentre genera sdegno e paura ascoltare le posizioni espresse dal Presidente del Consiglio italiano contro la scuola pubblica, volte a determinare per sua disposizione cosa gli insegnanti devono insegnare e cosa i bambini e i giovani devono apprendere. Quelle posizioni, oltre che incostituzionali, sarebbero la fonte di un altro grave ritardo per noi e i nostri figli.